Cosa sono le varietà autofiorenti e che differenze ci sono con le fotoperiodiche?

Alcuni breeder ingegnosi hanno creato genetiche di cannabis cosiddette autofiorenti, più facili da coltivare e meno impegnative.

Le varietà di cannabis autofiorenti sono quelle che fioriscono automaticamente. Che cosa significa questo? Ebbene, la cannabis fotoperiodica, che fino a poco tempo fa era l’unica tipologia disponibile per i coltivatori, inizia a produrre fiori in base al ciclo di illuminazione, o fotoperiodo, a cui viene esposta. Per stimolare gli esemplari a produrre cime, i coltivatori indoor modificano il ciclo di illuminazione, passando da 18 ore di luce e 6 ore di buio a 12 ore di luce e 12 di oscurità. Negli spazi outdoor, le piante fotoperiodiche fioriscono spontaneamente quando le ore di luce iniziano a diminuire, ovvero a fine estate/inizio autunno.

Gli esemplari autofiorenti, invece, sono geneticamente programmati per fiorire dopo un determinato periodo di tempo, indipendentemente dal ciclo di illuminazione ricevuto. Di conseguenza, risultano molto più facili da coltivare rispetto alle piante fotoperiodiche, anche se presentano comunque qualche svantaggio.

Le autofiorenti sono piante robuste e giungono a maturazione in tempi brevi, ma il loro rendimento è inferiore alle piante fotoperiodiche.

Le piante di cannabis autofiorente sono originarie della Siberia e delle regioni limitrofe, dove crescono sotto forma di Cannabis ruderalis. A queste latitudini estreme, le piante vivono estati molto brevi, ma ricevono un’illuminazione quasi costante. In questo lasso di tempo, gli esemplari devono crescere e fiorire prima che arrivi l’inverno, ma, dal momento che la luce è sempre presente, non hanno bisogno di seguire le variazioni di illuminazione per passare dalla fase vegetativa alla fioritura.

Pertanto, i ceppi ruderalis hanno sviluppato una sorta di orologio biologico che avvia la transizione dalla fase vegetativa a quella di fioritura dopo uno specifico periodo di tempo (circa 3–4 settimane), indipendentemente dall’esposizione alla luce.

In natura, le varietà ruderalis contengono minime tracce di THC e producono pochissime cime. Di conseguenza, per ottenere semi autofiorenti ad uso commerciale, occorre incrociare i ceppi ruderalis con varietà fotoperiodiche. Ma la procedura non finisce qui. Le genetiche autofiorenti sono recessive, il che significa che non compariranno nella prima generazione. Quindi, le varietà autofiorenti sono frutto di parecchi reincroci per stabilizzare questo tratto.

Proprio per questo motivo, è trascorso del tempo prima che le autofiorenti arrivassero a competere con le varietà fotoperiodiche. È stato necessario incrociare le piante per diverse generazioni, in modo da stabilizzarle ed introdurre progressivamente nuovi tratti da ibridi fotoperiodici indica e sativa.

La cannabis fotoperiodica ha i suoi vantaggi: rendimenti superiori, soprattutto outdoor; livello di THC e CBD potenzialmente più elevato; maggiore controllo sulla fase vegetativa; possono essere sottoposte a tecniche di training ad alto stress per contenerne le dimensioni ed aumentare i rendimenti, poiché la fase vegetativa è sufficientemente lunga da consentire la completa guarigione dell’esemplare.

Gli svantaggi delle piante fotoperiodiche sono: ciclo di vita lungo; richiedono specifici cicli di illuminazione durante le varie fasi di crescita, la presenza di luce durante i periodi di oscurità può danneggiare le piante; richiedono maggiori quantità di fertilizzante e maggiore manutenzione.

I vantaggi della cannabis autofiorente sono: ciclo di vita rapido; sono vigorose e resilienti; tollerano qualsiasi programma di illuminazione; permettono di ottenere molteplici raccolti in un’unica stagione outdoor.

Gli svantaggi delle piante autofiorenti sono: offrono, solitamente, rese inferiori, soprattutto outdoor; la breve fase vegetativa limita le possibilità della pianta di guarire da lesioni o training; non tollerano le tecniche di training ad alto stress.

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